Alessandro Negroni

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Alessandro Negroni

Ricordiamo Alessandro e quando sua mamma Fulvia è venuta a incontrarci il 26 Febbraio del 2015 dopo che Alessandro ci ha improvvisamente lasciato per un infarto sulle piste da sci.

La visita di Fulvia oltre ad emozionarci  è stata per noi piena di un significato, che abbiamo impiegato un bel po' a metabolizzare e comprendere.

Prima di tutto  Fulvia ha raccontato come Alessandro ritenesse bello il nostro gruppo di per se, tanto da non essere molto interessato alle partite, ma desideroso di far parte di un bel gruppo in cui si trovava bene e che lo rendeva felice.

E' l'ennesima affermazione che la accoglienza che pratichiamo in generale è un valore assoluto e primario per tutti. E' un bene che ci sia ricordato e riaffermato.

Seconda cosa che ci ha sconvolto è che Fulvia avesse deciso di devolvere alla squadra degli allora Porcospini i fondi che erano stati raccolti al posto dei fiori: "perchè un giorno abbiate il vostro campo". La nostra prima reazione istintiva è stata quella di rispondere grazie, ma che esistevano cause più meritevoli e bisogni più drammatici, più degni di noi del rugby. Poi però abbiamo capito che anche noi possiamo, e spesso siamo riusciti, a dare importanti chance ai ragazzi che vengono da noi, a volte interventi  molto preziosi, a volte tentativi sfumati nel nulla. Quindi abbiamo avuto uno stimolo a non sottovalutare quello che stiamo facendo. Comunque sia, stiamo accompagnando bambini e ragazzi nella loro crescita , lasciando loro un segno positivo, un eredità preziosa.

E questo ci fa sentiamo un dovere morale fortissimo verso chi crede in quello che abbiamo fatto, verso i ragazzi, verso Alessandro. Dobbiamo continuare a fare veramente bene e realizzare quello che abbiamo sognato e fatto sognare. Per quanto possa essere dolorosa, è preziosa questa scossa, ed è emblematico come spesso il dolore porti grandi frutti .

Da ultimo in quella sera al campo abbiamo assistito al saluto dei piccoli della under 14. Qualcosa di difficile da descrivere: i ragazzi sono venuti in silenzio davanti a noi, si sono fatti vicini. Poi, credo instintivamente,  hanno stretto il cerchio legando le braccia tra loro e con noi e la mamma di Alessandro. Sempre in silenzio, secondi durati tantissimo. Poi con un applauso hanno salutato e sono tornati a giocare.

A chi non ha potuto conoscere bene Alessandro, questo serve a ricordare come ogni persona che incontriamo sia un'occasione che non torna, che ogni pezzo di strada in comune è irripetibile.

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